volterra trail

Volterra Trail

Un tempo splendido mi ha accompagnato in questo bellissimo trail sulle colline toscane intorno alla bellissima Volterra.

Il trail, organizzato dagli amici del Volterra Bike, è lungo 200 km, per lo più su sterrato, e ben 5000 m di dislivello circa…a seconda dei gps 😉

Per questo trail ho deciso di utilizzare la bici nata apposta per queste avventure…la SALSA CUTTROATH, creata appositamente per il mitico TOUR DIVIDE americano.

SALSA CUTTHROAT

SALSA CUTTHROAT

Arrivato sul posto incontro alcuni amici con cui mi ritrovo in occasione di queste bellissime avventure in mtb e insieme ad altri 70/80 matti partiamo per farci 2 giorni di pedalate in libertà in un contesto mozzafiato…lo saranno anche le salite 😉

Dopo un giro nel centro storico di questa incredibile cittadina si parte e durante la prima discesa sterrata io perdo puntualmente la mia mitica ciabatta! Mannaggia…lascio il gruppo e torno indietro, in salita naturalmente, a cercarla. Trovata qualche centinaia di metri più su, riparto, faccio qualche chilometro godendomi lo stupendo panorama e….pssss buco!

Maporcacciamiseria!!! Inizio ad inveire contro le gomme montate che ritengo gomme troppo leggere e delicate…ma mi sbagliavo…mi fermo, tolgo la camera d’aria e, intelligentemente faccio ciò che bisognerebbe sempre fare prima di cambiare la camera d’aria…la gonfio e cerco il buco per andare a verificare poi sul copertone se dovesse esserci una piccolissima spina pronta a bucare anche la nuova camera d’aria. Trovo il “buchino”, lo metto a confronto con il copertone e…dovrebbe essere in questo punto…vediamo un pò…eccolo!

volterra trail

volterra trail

Ahahah un chiodo arrugginito da 5 cm…potevo anche fare a meno di cercare il buchino 😉

Riparto e finalmente mi godo il resto dei km tra bellissimi saliscendi nelle colline intorno a Volterra.

Alternando tratti in asfalto con altri sterrati si arriva nel paese di Pomarance, e siamo a circa a 30km dal via. Da qui inizia una bella salita da prima su asfalto e poi un lungo tratto sterrato all’interno del Parco Naturale di Monterufoli con alcuni tratti di discesa abbastanza scassati, in cui la Salsa Cuttroath si è comportata in modo eccellente.

Un paio di maremmani ci danno il benvenuto in una zona di pascolo e subito mi tornano in mente i branchi di cani turchi…via, si scatta! Modalità Cavendish e i maremmani rinunciano…ma alla fine si sa che loro difendono solo il gregge per cui una volta allontanato il pericolo ti lasciano in pace e tornano a fare il loro lavoro di difesa.

Ora la strada inizia a salire per entrare nel parco naturale di Monterufoli prima e nella Riserva Naturale di Caselli dopo.

Qui troviamo un bellissimo singletrack che attraversa la fitta vegetazione del bosco, e alterna tratti in terra battuta con sassi e radici che mettono in risalto le qualità della mia Tagliagole…che è la traduzione del nome della Cuttroath 😉

volterra trail

Fa un gran caldo e tira forte la tramontana…e l’acqua scarseggia…siamo così arsi che ad un tratto vediamo una classica “casa vacanza” con un rubinetto sotto il porticato e…ci infiliamo attraverso la siete e andiamo a fare scorta d’acqua perchè qui le fontane sembra siano cosa rara.

Siamo nella zona di Casino di Terra e ci aspetta l’ultima difficoltà di giornata, la lunga salita di 10 km che porta al bellissimo paese di Montecatini Val di Cecina, meta di giornata in cui arriviamo poco prima delle 18 dopo 105 km e oltre 2500 m di dislivello.

montecatini val di cecina

Insieme al gruppone di 15 toscanacci che mi hanno fatto compagnia ceno e mi faccio una bella dormita.

Il giorno dopo si riparte con calma, questo trail lo prendo molto comodo, ben lontano dalle levatacce solite delle 4 di mattina…mi aspetta una bella e lunga discesa con dei panorami bellissimi…vorrei fare una foto ma la velocità è così alta che è un peccato fermarsi.

Arrivo al fondo di questa discesa ed ora si può anche fare qualche foto, cerco il telefono e…..PORCAMISERIACCIAZZOZA…l’ho dimenticato in albergo!!! In cima alla salita!!! Nooooooo!!!

Giro la bici e mi faccio la salita che prima tanto mi era piaciuta, ma al contrario :-(

Riprendo il mio cell e riparto…vabbè ho perso un’oretta…ma non ho fretta. Riparto però di buon passo per riprendere i compagni di viaggio e scopro una zona della Toscana fantastica! Dolci colline verdissime solcate da strade bianche che disegnano delle sinuose curve lungo le loro creste.

volterra trail

volterra trail

volterra trail

Dopo essermi sfogato ben bene su queste dolci colline ed aver ulteriormente apprezzato le caratteristiche velocistiche della Cuttroath riprendo il gruppetto nei dintorni di Volterra, ma non siamo arrivati…tutt’altro. Ora la strada scende e iniziamo un giro sulle collino lì intorno e ci spariamo una serie di strappi al limite della pedalata che risultano veramente spaccagambe, inoltre la tramontana sta soffiando proprio forte e naturalmente è quasi sempre contro.

Passiamo vicino a san Gimignano e ne ammiriamo lo skyline, è sempre uno spettacolo guardare quelle torri medievali!

Il vento e il sole ci asciugano come ieri e proprio come ieri andiamo a cercare acqua nelle case e speriamo nella famosa ospitalità toscana..che troviamo in una coppia inglese (!) che ci regalano addirittura una bottiglia da 2 litri!

Una delle salite più lunghe di tutto il trail ci fa entrare nella bella riserva Naturale di Castelvecchio. Dopo una bella discesa iniziamo gli ultimi strappi brevi ma ripidissimi…pochi km ma quasi al limite della pedalata. Il primo di questi strappi ci porta al bel paesi di Casole d’Elsa dove finalmente ci si ferma a fare la mia classica sosta Coca e Gelato.

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Brevissima ma veloce discesa per poter affrontare quello che forse è il più ripido di tutti gli strappi di questo trail…un tratto in cemento (e questo la dice tutta) di circa un km ma veramente al limite…o faccio in sella proprio per l’orgoglio di non scendere ma la velocità a piedi e in bici non è molto differente.

Sembra quasi finito, ormai mancano solo più una ventina di km, ma la tramontana soffia fortissimo tanto da rischiare di buttarci giù quanto soffia lateralmente.

Arriviamo finalmente all’ultima fatica, la salita di 5 km che porta al traguardo…primo tratto duro ma sul finale diventa più morbida e ci fa finalmente arrivare alla fine di questo spettacolare e duro trail.

I dati finali dicono 199 km e 5000 m di dislivello positivo.

Sicuramente da ripetere!

SALSA CUTTHROAT

TEST – Salsa Cutthroat

Giairasa conclusa…l’evento cicloturistico organizzato magistralmente dall’armata Brancaleone è stato graziato da una giornata spettacolare e da un nuovo percorso veramente divertente!

Ma veniamo al test della nuovissima SALSA CUTTHROAT :
IMPRESSIONATO!
Devo dire che sono partito con qualche riserva, soprattutto temevo che sulle pietre del lungo fiume avrei dovuto faticare molto a gestirla.

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Invece….

Il suo terreno ideale, dove secondo me diventa la regina incontrastata è la strada sterrata, dalla terra battuta alla strada bianca ghiaiosa.
Guidata in presa bassa sul manubrio, in questa posizione assume il carattere grintoso che invoglia a spingere, di età un missile e viaggiare ai 35 km/h su questi terreni diventa una realtà!

Ero andato qualche giorno fa a percorrere lo stesso percorso con la mia Mtb Niner proprio per farne un paragone, pensando che la salsa non avrebbe retto il confronto, invece mediamente con la CUTTHROAT avevo quei 3-4 km/h in più.

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Sul terreno molto sconnesso del lungo fiume mi ha stupito in maneggevolezza, sempre presa bassa naturalmente, e non è stato difficile gestire il passaggio sulle pietre di dimensioni generose.

Molto molto molto REATTIVA! Quando si sale sui pedali risponde immediatamente.

Passando sull’asfalto, sempre rispetto alla mtb, la differenza aumenta sensibilmente riuscendo a mantenere velocità quasi da “bici da strada”.
La bici è montata con i Racing Ralph da 2.25…decisamente da mtb.

Conclusione:

Ha eliminato tutte le mie riserve, nata per le adventure race e i trail più veloci è una bici bellissima e polivalente.
In manifestazioni come quella di oggi è perfetta, magari anche con gomme più scorrevoli.

In territorio MTB puro la proverò domani…12002874_10206941233104914_3410752867540452455_n

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salsa pony rustler

TEST – Salsa Pony Rustler

Ho messo alla frusta per un pò di giorni l’ultima nata in casa SALSA CYCLES

la PONY RUSTLER

test salsa pony rustler

Si tratta di una novità anche per il formato da 27,5 plus, ruote da 27,5 pollici ma con larghezza da 3 pollici.

La versione testata è la GX 2X10 così equipaggiata:

  • telaio in alluminio con ammortizzatore FOX FLOAT Performance
  • forcella FOX Float 34 130 mm
  • gruppo SRAM GX
  • copertoni WTB Bridger 27,5 X 3.0
  • freni SRAM GUIDE R

test salsa pony rustler

Ciò che colpisce fin da subito è l’estrema aderenza dei copertoni da 3.0 senza sentire più di tanto l’aumento di attrito dovuto alla maggiore impronta a terra.

In pedalata si comporta molto bene, nonostante il peso non sia poco, evitando fastidiosi affossamenti dell’ammortizzatore, che invece rimane molto progressivo.

Grazie alla maggiore trazione in salita l’unico limite lo raggiungono le gambe ed il peso della bicicletta, ma avendo la doppia corona all’anteriore i limiti sono davvero alti per una bici di questo tipo.

test salsa pony rustler

Il bello naturalmente arriva quando si “aprono” le sospensioni e ci si butta in discesa. Forka e ammortizzatore lavorano molto bene e assorbono facilmente  le asperità del terreno…e qui la maggiore trazione dei copertoni viene pienamente apprezzata, soprattutto in percorrenza di curva.

Nel complesso la bici mi è piaciuta molto anche se probabilmente la scelta più azzeccata potrebbe essere la versione in carbonio che, grazie ad una maggiore leggerezza, renderebbe la Pony Rustler ancora più agile e facile da spingere in salita.

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test intense tracer 275

Test INTENSE TRACER 275 C

Ho avuto il piacere in questi giorni di testare l’incredibile

INTENSE TRACER 275 C

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La Tracer 275 deve il nome alla dimensione delle sue ruote, da 27,5 pollici, che unite alle generose escursioni di forcella e ammortizzatore, rispettivamente 160 + 160 mm, la rendono una macchina da guerra per le gare di enduro.

La versione utilizzata da me era allestita con il kit pro:

  • telaio carbon
  • guarnitura monocorona da 32T
  • cambio sram X01 10-42
  • forcella Rock shox Pike
  • Ammortizzatore Rock Shox Monarch
  • Copertoni Continental mountain king 2.4

La bici è incredibile e in mano ad un endurista serio, non come me, ha limiti altissimi. Per quanto riguarda l’utilizzo che ne ho fatto io, come una trail bike, insomma zainetto a spalle e via a pedalare per raggiungere le cime delle montagne e buttarsi giù in discesa, questa Intense è molto molto divertente.

In salita arrampica bene, mi sono ritrovato anche a fare un paio di KOM su di una salita non troppo battuta da crosscountristi, ma questo significa che si sale bene nonostante superi di poco i 13 kg di peso totale. L’ammortizzatore Monarch in queste situazioni non ha troppi affondamenti, a meno che non ci si alzi sui pedali…non fatelo, non cambierebbe molto e vi ritrovereste a molleggiare senza andare avanti. Questa bici non è fatta per scattare sui pedali in salita 

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Per quanto riguarda i rapporti io sostengo, ma non sono molti a darmi ragione, che per un uso a 360° come una trail bike il monocorona, soprattutto da 32T, sia esageratamente duro da spingere in salita…un 30T credo sia più che sufficiente per spingere a 38 km/h in pianura e per salire risparmiando un pò di gamba. Con il 32T si superano abbondantemente i 40 km/h in pianura, ma non credo che questo interessi a chi acquista questa bici, penso piuttosto interessi arrivare in cima alle salita con le energie per affrontare al meglio la discesa.

Altro discorso sono le competizioni di enduro dove a volte ci si ritrova a dover pedalare forte con leggere pendenze e qui il 32T diventa importante.

Io personalmente monterei una doppia…ma molti storcerebbero il naso a questa affermazione.

intense tracer 275 c

La pianura è il luogo peggiore per pedalare con la Tracer, soprattutto se equipaggiata con il Monarch. L’ammortizzatore rimane molto aperto e a velocità di crociera si oscilla decisamente e la dispersione delle forze è importante tanto da rendere poco piacevole il trasferimento su asfalto in pianura. Con l’ammortizzatore Cane Creek le cose cambiano decisamente anche in questo frangente.

Ma il bello inizia quando si parte per la discesa. Io che non sono un super manico la apprezzo tantissimo sul veloce, anche scassato, terreno in cui si “mangia” di tutto ed ha una stabilità impressionante…merito dell’angolo forcella molto aperto da 66,5°.

Nel guidato è molto agile e reattiva e si guida in modo molto fluido.

La tenuta in curva è ottima anche se i Continental non mi hanno dato quella sensazione di totale “fiducia” nel disegnare le traiettorie in curva.

intense tracer 275 c

Ottimi come al solito i freni shimano XT che, unitamente ai copertoni di generosa sezione, permettono di arrestarsi in spazi decisamente minimi.

Insomma questa Tracer 275 C è una delle bici da enduro più performanti del mercato, utilizzata in ambito trail è ottima, arrampica bene e scende in modo spettacolare.

Cosa cambierei…per un utilizzo a tutto tondo monterei una doppia, monterei l’ammortizzatore Cane Creek e cambierei i copertoni…il resto è perfetto.

p.s. il reggisella telescopico è INDISPENSABILE!!!

Tutti dovremmo avere 2 MTB…una front o full da 100+100 per pedalare “forte e fare km e dislivello”…e una 160 + 160 per tornare bambini 

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test cannondale jekyll 3

Test CANNONDALE JEKYLL 3

TEST SUL CAMPO

CANNONDALE JEKYLL

Mai provato nulla del genere!

CANNONDALE JEKYLL TEST

Queste le prime parole del nostro  Andrea dopo aver avuto il piacere di testare sul campo la bici “overmountain” di casa Cannondale…la Jekyll 3.

Per intenderci si tratta della versione con telaio in alluminio, ruote da 27, 5, forcella Rock Shox Pike.

Queste le altre parole di Andrea:
Appena saliti in sella si sente subito che si tratta di una bici fatta per avere una posizione centrale e abbastanza corta, fatta per guidare la bici in discesa, però, a dispetto di questa posizione tutt’altro che votata alla velocità in pedalata, si rimane stupiti di come si riesca a pedalare bene e veloce già dai primi metri.

Per essere chiari, dove con la bici da xc o granfondo faccio regolarmente i 30 km/h con questa si pedala tranquillamente a 28 km/h…impensabile! Al primo sguardo dato alla bici ho pensato…andrà bene in discesa ma farò fatica ad arrivarci alle discese…invece si è dimostrata l’opposto.

In salita, merito della posizione centrale e dei copertoni molto tassellati, si arrampica bene e soprattutto è bilanciatissima, per cui non si perde una pedalata nemmeno sul ripidissimo. Naturalmente si tratta di una bici da 14 kg, ma sono salito dove altre volte bici più blasonate, in carbonio e con monocorona, mi hanno obbligato a scendere.

Per cui ottima anche in salita.

CANNONDALE JEKYLL

Ma il bello naturalmente arriva quando, arrivati in cima, ci si butta giù in discesa.

L’avevo già capito in alcune “discesine” di avvicinamento che si trattava di qualcosa di “diverso dal solito”…l’ammortizzatore, il famoso fox Dyad RT2, che offre 2 veri ammortizzatori in uno..uno da 95 ed uno da 160.

Quando si utilizza quello da 160mm il carattere della Jekyll cambia totalmente e diventa uno schiacciasassi! Appiattisce qualsiasi cosa, non esistono più radici e pietre, ma esiste solo la linea da seguire per affrontare al meglio le curve.

Le coperture, gli Schwalbe Hans Dampf da 27,5×2.35 hanno un’ottima tenuta sia in curva che in frenata. Mai avuto incertezze nella conduzione di curva ed in frenata, anche nelle discese più ripide, mai bloccato la ruota.

E’ una vera goduria guidare questa JEKYLL

CANNONDALE JEKYLL

Questa la versione provata:

CANNONDALE JEKYLL 3

  • Telaio Alluminio con ammortizzatore Fox Diad 95/160
  • Forcella Rock Shox Pike 160 mm
  • Ruote WTB 27,5
  • Copertoni Schwalbe Hans Dampf 27,5×2.35
  • Freni Magura MT4
  • Peso 14 kg.

 

Venite a provarla voi stessi!

cannondale synapse carbon disc

Test CANNONDALE Synapse carbon disc

Ho potuto provare per qualche centinaio di km l’ultima versionde della Cannondale synapse carbon disc, la bici da endurance della casa americana.

Queste le mie impressioni dopo averla provata in ogni condizione:

In pianura scorre via veloce pedalando in una posizione “comoda”, qualche cm più alti con il manubrio e con un carro posteriore un pò più lungo e con i foderi realizzati apposta per assorbire le asperità del terreno.

Contribuiscono molto alla sensazione di confort i copertoni da 28 mm della Schwalbe.

cannondale synapse carbon disc

Il secondo giorno di test l’ho portata su di una salita che conosco bene, quella che sale al colle della Vaccera a 1500 m. , potendone così studiare le caratteristiche da scalatrice. Naturalmente con i suoi 8,5 kg non la si può paragonare ad altre macchine da salita quali la Cervelo R5 o simili, però devo dire che nonostante io abbia fatto di tutto per farmi venire mal di schiena, cosa che regolarmente mi viene con la mia bici da scalatore, questo non si è fatto sentire. La mia schiena non ha patito alcuno sforzo.

Merito tutto questo del nuovo sistema SAVE PLUS in cui il triangolo posteriore e la forcella “lavorano” permettendo al telaio di flettere e assorbire gli urti unitamente al reggisella di diametro ridotto e all’assenza del collarino che permette una maggiore flessione e relativo assorbimento degli urti sui terreni accidentati.

In salita si sale bene e veloce, reagisce bene ai cambi di ritmo e alle pedalate fuori sella.

Ma forse dove sono rimasto più impressionato da questa Cannondale Synapse Carbon Disc è in discesa, situazione in cui si apprezza molto la facilità di guida e il mantenimento della traiettoria. Inoltre con i copertoni da 28mm e l’assorbimento delle asperità ci si può permettere di passare anche su tratti con asfalto molto rovinato.

Pensavo di sentire molto la mancanza del perno passante anteriore invece lungo i quasi 20 km di discesa non ho notato flessioni della forcella nemmeno nelle frenate più secche e impegnative.
I freni 105 si sono affaticati solamente nell’ultimo tratto della discesa quando, rallentato da alcune auto ho dovuto tenere più a lungo le dita sui freni.

cannondale synapse carbon disc

Il terzo giorno è stata la volta del Colle del Crò per testarla su percorso gravel.
Sgonfiato un pò i copertoni l’ho provata sul lungo tratto sterrato che da Pramartino porta al Crò.
Pensavo patisse di più gli sterrati invece si è comportata molto bene, si pedala bene anche sullo sconnesso, sempre ricordando che si tratta di una bici da corsa naturalmente, e in discesa scorre via veloce.
Con il 34×32 e gli 8,5 kg si sale bene anche sul ripido.

cannondale synapse carbon disc

cannondale synapse carbon disc

Nella discesa finale giù dal Crò, discesa asfaltata e lunga, con tratti oltre il 20% di pendenza, sono arrivato a far fischiare i freni. ..che comunque nel complesso hanno retto il grosso sforzo.
Come detto più sopra la discesa è una delle situazioni in cui apprezzo di più questa Synapse…si guida veramente bene! Mai nervosa segue bene la traiettoria impostata.
Per cui…il gravel non la spaventa
P.s. in discesa sto abbassando tutti i miei migliori tempi!

Quella testata è la versione base…non oso immaginare cosa possa essere una Hi-Mod con cerchi in carbonio e gruppo sram Red! Sarebbe una bomba comoda comoda!

Senza tralasciare che esteticamente è B E L L I S S I M A  !!!

La bici test – Synapse Carbon Disc 105 –  è così equipaggiata:

Telaio Synapse Carbon

Ruote Maddux 2.0 disc

Gruppo Shimano 105

Guarnitura Compact 50×34

Pacco pignoni 11 speed 11×32

Freni a disco idraulici Shimano 105

Coperoni Schwalbe Lugano 700×28 mm

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cannondale synapse carbon disc

20k ultratrail

20K ULTRATRAIL

09 luglio 2016

Il 20K è un’avventura incredibile!

Il 20K è uno dei trail in MTB più duri e difficili al mondo con i suoi oltre 700 km di lunghezza e più di 20.000 m di dislivello

Il 20K è forse il più “alto” trail europeo le cui strade sono spesso oltre i 2500 m di altitudine.

20K ULTRATRAIL

Un’epica cavalcata in sella alla propria MTB in totale autonomia, attraverso il magnifico territorio che delle Alpi Italiane e francesi porterà gli avventurosi biker fino al mare mediterraneo.

Questi i punti principali di questa incredibile avventura:

One stage – un’unica tappa.

No support – nessun supporto. I partecipanti potranno usare solo ciò che hanno portato con se oppure ciò che possono trovare per strada.

Clock nerver stop – il cronometro non si ferma mai. Parte a Pinerolo, ai piedi delle Alpi, e si ferma sulle spiagge di Ventimiglia.

Live Tracking – come nei migliori trail al mondo quali Great Divide, Transcontinental Race, Colorado trail e altri, i partecipanti saranno costantemente tracciati e e la loro posizione potrà essere controllata i tempo reale online, in modo da poter vedere dove si trovano i biker in qualsiasi momento e lo stesso potranno fare loro con i propri smartphone.

Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso… (cit.)

20K ULTRATRAIL

L’avventura partirà il 09 luglio 2016 da Pinerolo (TO), ai piedi delle Alpi, cittadina famosa per gli arrivi di varie edizioni del Tour de France e del Giro d’Italia e terminerà sul mare di Ventimiglia vicino a quel confine francese che più volte verrà attraversato dagli impavidi rider durante questo trail.

Verranno attraversati paesaggi indescrivibili ed emozionanti, a partire dai boschi nella parte iniziale per proseguire sulle strade militari più alte d’Europa, attraversando passi alpini e singletrack fantastici, per poi tuffarsi nello splendido mar ligure. Il 20K è un trail dalla complessa esecuzione.

La logistica, la navigazione e l’autosufficienza saranno resi ancora più difficili dal territorio d’alta montagna in cui per diverse ore si potrà essere completamente soli immersi nella natura più selvaggia.

Ma arrivati in fondo la fatica lascerà il posto alla soddisfazione e all’orgoglio di poter dire “…ce l’ho fatta! Sono arrivato in fondo al 20K!”

Non scopri quanto sei forte,

fin quando essere forte

non diventa l’unica soluzione

20K ULTRATRAIL

 

ponte sul bosforo transcontinental race

TRANSCONTINENTAL RACE 2015

Transcont

Transcontinental è un nome che allo stesso tempo affascina e incute timore… ora posso dire che è veramente così.
Attraversare il continente europeo da soli, senza supporto, in totale autosufficienza… in bici… come può non incutere timore?!
Eppure 200 ciclisti da ogni parte del mondo sono partiti per radunarsi a Geraardsbergen, in Belgio, per prendere il via nella Transcontinental Race n. 3… TCR per gli amici.
Tra questo manipolo di avventurieri, si perché la maggior parte sono più avventurieri che “racer”, ci siamo anche io ed il mio amico Piero, iscritti tutti e 2 nella categoria SOLO (si poteva scegliere anche la categoria a coppie) decisi a portare a termine quest’avventura che ci porterà dal Belgio a Istanbul, passando per 11 stati e 4300 km di strada sconosciute.

Questi i dati della Transcontinental Race:

4300 km
40.000 m di dislivello
11 stati
In solitaria
In autosufficenza

Ti devi aggiustare insomma, il cronometro parte e non si ferma più fino al tuo arrivo a Istanbul. Pedala quanto vuoi, dormi dove vuoi, fai la strada che ritieni migliore, gestisci alimentazione e logistica, risolvi i problemi meccanici e arriva sano e salvo sul Bosforo.
Non esiste nemmeno un percorso ufficiale, ognuno fa la strada che per mesi ha studiato sulle cartine, su google maps oppure attraverso le foto satellitari…un lavoro enorme!

Eistono solo 4 punti di controllo in cui si è obbligati a passare:

Cp. 1 Mont Ventoux
Cp. 2 Assietta
Cp. 3 Vukovar
Cp. 4 Mont Lovcen

Bisogna portare con se tutto il necessario, e questo è stato uno dei tanti aspetti su cui ragionare. Osservando gli altri partecipanti penso di essermi portato troppo materiale al seguito eppure a ripensarci non saprei cosa lasciare a casa.

E’ praticamente impossibile pianificare esattamente quali saranno le tappe e dove fermarsi eventualmente a dormire perchè le variabili sono tantissime…guasti meccanici, situazioni climatiche avverse, crisi fisiche.
Io avevo solamente una lista di tutti gli hotel sparsi lungo la mia traccia per sapere in quali paesi avrei potuto trovare un luogo in cui riposare.

Tutte queste difficoltà rendono la Transcontinental unica, affascinante e spaventosa allo stesso tempo, e credo sia proprio questo che spinge me e altri “avventurieri” a cercare di portare a termine questa difficile impresa.

La parteza è fissata per la mezzanotte di venerdì sera dalla cima del mitico MUUR, il muro di Grammond, che tante volte è stato teatro di battaglie ciclistiche nel giro delle Fiandre…

Arriva la mezzanotte e arriva anche la partenza.

L’atmosfera viene resa ancora più suggestiva dalle fiaccole che sono state date al numeroso pubblico venuto a incitarci neanche fosse il giro delle fiandre.
Ci si avvia per il giro di lancio che ci riporta in città e ai piedi del MUUR viene dato ufficialmente il via.
Durante il giro di lancio incrociamo Andrej, nostro amico sloveno, che ci dice di usare le gambe ma soprattutto di usare TESTA e CUORE. Subito non capisco… ma più avanti capirò cosa intendeva Andrej.

Fin da subito la strada e il clima mi fanno capire che sarà dura…molto dura.
Le strade francesi sono un continuo sali-scendi e continuano il lavoro cominciato in Belgio…quello di massacrarmi le ginocchia.
Nel frattempo un’incessante pioggia ed il forte vento accompagna gran parte della prima giornata.

Faccio sempre fatica il primo giorno a prendere il giusto ritmo. Non sono abituato né a viaggiare di notte, né alle lunghissime distanze… allora perché fai la TCR direte voi?? Vero, una sfida nella sfida, una prova per specialisti affrontata da me che uno specialista non sono (ormai però posso quasi dire di esserlo), ma ho forse la caratteristica più importante in questo genere di sfide…credo fortemente nelle mie capacità e la testa qui è fondamentale per poter arrivare in fondo!

Sono convinto che dal 3°/4° giorno in avanti la distanza percorsa diventi allenamento ed il mio corpo sia sempre più “allenato” per affrontare la distanza mancante a raggiungere Istanbul…ed effettivamente così è stato. Stavo molto meglio fisicamente l’ultimo giorno piuttosto che il primo.

Ma andiamo in ordine…

Alla TCR dicevo che ci si deve aggiustare da soli, anche per quanto riguarda i guasti meccanici, e questo puntualmente succede anche a me.
Giunto nella regione della Borgogna rompo il secondo raggio secondo raggio della ruota posteriore dal lato della cassetta (quindi impossibile da sostituire senza togliere il pacco pignoni), il primo mi si è rotto poco prima di Lione e mi stavo recando in un negozio per sostituirlo ma purtroppo in Francia il lunedì i negozi sono tutti chiusi e l’unico che avevo trovato aperto si trovava a circa 100 km da Lione.
Rompo il secondo raggio e la ruota si deforma a tal punto da toccare contro il telaio trasformando la mia bici in un mulo che punta i piedi e non si muove più.

Punto, fine della storia…giochi finiti!
Penso che la mia Transcontinental race sia finita!

Invece no…facendo l’autostop con la mia ruota in mano nel tentativo di raggiunger il paese più vicino dove sembra ci sia un “magazin velo” – nel frattempo la bici l’avevo lasciata da un gommista – vengo affiancato dal mio angelo custode.. Christoph!
Si offre di aiutarmi e con lui giriamo tutti i negozi della zona che risultano tutti chiusi…tranne uno!
Ringrazio ancora adesso questo gentilissimo uomo francese che con il suo fedele cane Vic si sono comportati con me, uno sconosciuto, come avrebbe fatto il mio migliore amico.
Commovente, veramente commovente la sua bontà e disponibilità.

Perdo un sacco di tempo per risolvere il problema, ormai è pomeriggio e riparto in direzione Mont Ventoux, i cui piedi raggiungo verso sera.

Il giorno seguente parto verso le 4 di mattina per scalare il terribile Mont Ventoux con l’biettivo di arrivare in serata in Italia, al secondo check point di Sestriere.
Ora capisco l’origine del nome di questa incredibile montagna. Soffia un gran vento che si intensifica ancor di più negli ultimi 6 km, quelli che rendono famoso questo monte…la vegetazione scompare di colpo per lasciare il posto ad un paesaggio lunare.
Arrivo in cima, timbro di controllo, foto di rito e via verso il Sestriere che raggiungo faticosamente verso le 22:30 portando a termine una giornata durissima. alla fine saranno quasi 300 km per poco meno di 6000 m di dislivello.

A Sestriere inizia la parte italiana della TCR, la tanto temuta Strada dell’Assietta, uno sterrato di oltre 40 km, la strada militare più alta d’Europa che arriva a 2550 m di altitudine e con un fondo stradale assolutamente non adatto alle bici da corsa che noi utilizziamo.
Io mi sono attrezzato con una bici in acciaio (più comodo), una Salsa Colossal con copertoni Schwalbe Durano Plus imperforabili e di sezione larga da 28 mm…ma per i mateirali farò un post ad hoc in cui ne parlerò abbondantemente.

La Strada dell’Assietta e la discesa lungo il Colle delle Finestre, nonostante l’assoluta difficoltà le ata al fondo stradale ed all’altitudine, risulteranno per molti la parte più bella ed affascinante di tutto il percorso.

Il resto del percorso italiano lungo la pianura padana risulterà poi molto noiso e pericoloso legato all’inadeguatezza delle strade troppo strette ed alla grande mancanza di rispetto verso il ciclista dimostrato, aimè, proprio dai miei connazionali (sicuramente i peggiori incontrati in tutto il viaggio).

Nel frattempo giunto in veneto si rompe nuovamente un raggio della mia ruota posteriore così decido di sostituirla del tutto e per fortuna li vicino c’è il famoso neogozio dei fratelli Scavezzon che si dimostrano gentilissimi con me sostituendomi la ruota e facendomi rifocillare nel loro fornitissimo frigorifero.

Di lì in avanti non avrò più problemi meccanici seri, per fortuna.

Attraversare la Slovenia è stato un piacere. Questo paese si è rivelato un paradiso per i ciclisti, un vero e proprio polmone verde, con belle strade, spesso affiancate da larghe ciclabili.

La Croazia è una delle parti più facili di tutto il tracciato. Con lunghe pianure si arriva al terzo check point a Vukovar. L’unica difficoltà in questo territorio è la gestione dell’alimentazione perchè si attraversano zone molto remote e rurali in cui si rischia di non vedere nulla e nessuno per centiania di km per cui bisogna evitare di restare senza acqua e cibo.

Ripartito alla sera da Vukovar alla volta della Serbia finisco in una tempesta che mi farà avere veramente paura. Fulmini, tuoni, pioggia e vento il tutto nel NULLA…non una luce di un paese o di un lampione, tutto nero intorno a me…nemmeno un riparo se non un paese a circa 15 km, per cui decido di affrontare la tempesta per cercare riparo e cibo in questo paese. Questo è stato forse il momento peggiore di tutto il viaggio.

La Serbia viene attraversata in fretta per giungere nella bella ma severa Bosnia Herzegovina. Qui ripide e difficili salite portano a bellissimi altopiani dove pochi animali pascolano tranquilli…una vera alternanza di valli strette e amplissimi altopiani verdi.

I 500 km della Bosnia si sono rivelati molto impegnativi con circa 8.000 m di dislivello per arrivare ad uno degli spettacoli più belli di tutta la TCR…la baia di Kotor in Montenegro.

Per circa 100 km in Montenegro non si vede altro che rocce ed erba bruciata dal sole per poi buttarsi giù in discesa e vedere il mare infilarsi tra le montagne per andare a formare il fiordo più a sud di tutta l’Europa. Un paesaggio mozzafiato.

Dalla bellissima Kotor parte la lunga salita al Monte Lovecen, ultimo check point, che regala alla vista uno spettacolo emozionante.

Da qui in avanti inizierà a farsi sentire il terribile caldo di agosto con punte di 44° che metteranno a dura prova la permanenza in bicicletta e obbligandomi a soste forzate ad ogni stazione di servizio per poter avere acqua non bollente nelle borracce.

L’Albania si rivela un territorio in cui sembra il maggior interesse sia rivolto al lavaggio delle enormi auto (soprattutto tedesche) piuttosto che alla tantissima immondizia che si trova ovunque, lungo le strade, nei campi e lungo i fiumi.
L’attività commerciale principale infatti sembra proprio essere il “lavaz”, il lavaggio auto che va ad affiancare l’attività prevalente dalla Croazia fino alla turchia… la vendita di angurie e meloni lungo le strade.

Per arrivare in Grecia, attraverso la Macedonia, bisogna però affrontare le montagne albanesi rivelatesi durissime e impegnative. Per fortuna gli albanesi avevano sempre un sorriso ed un incitamento per noi ciclisti che eravamo visti come una rarità, come qualcosa di strano.
Come quando i nostri nonni andavano ai passaggi a livello per veder passare quegli strani mezzi di trasporto chiamati treni e a salutare i loro passeggeri.

Arrivato in Grecia mi danno subito il benvenuto 2 cani pastori che mi attaccano e mi costringono a fare uno sprint ai 40 km/h trasformandomi in un piccolo Cavendish.
Purtroppo d’ora in poi gli attacchi di cani randagi saranno sempre più soventi.

Dalla bella Grecia in cui si pedala in mezzo al profumo delle pesche o delle olive e in riva al mare, dove ho visto una delle più belle albe della mia vita, si giunge in Turchia in cui a farla da padrone, oltre al gran caldo, sono sicuramente il terribile traffico ed i pericolosi branchi di cani randagi.

Da subito si pedala su una un’autostrada con pochissimo traffico ed un’ampia corsia d’emergenza per le bici, ma man mano che ci si avvicina a Istanbul il traffico aumenta ed iniziano anche i lavori ed i cantieri lungo questa autostrada.

Iniziano anche i cambi di corsia per lavori che si hanno sulle nostre autostrade, il problema è che io sono su una bicicletta e dietro di me arrivano auto, pullman e TIR.

Più avanti, verso Silivri, scompare anche la corsia d’emergenza e ci si trova letteralmente schiacciati sul guardrail per poter schivare le auto.
Addirittura quando, attraverso il mio fantastico specchietto montato sul casco, vedevo arrivare qualcosa di “grosso” tipo pullman o camion mi spostavo in mezzo alla corsia per essere sicuro di essere visto. Meglio una strombazzata di clacson che un sorpasso troppo ravvicinato da parte di questi bestioni.

Lasciato il traffico autostradale ritrovo il mio amico Piero, pensare che l’ho visto il primo giorno e poi agli ultimi 50 km, dopo 4200 km, ha dell’incredibile…ma forse doveva proprio andare così, partiti insieme arrivati insieme ma il viaggio è un qualcosa di personale e quindi va fatto da soli.

Gli ultimi km sembrano pochi, Istanbul sembra ormai alle porte, ma non è così!
Chi ha concluso la TCR lo scorso anno ci aveva messo in guardia…”occhio che gli ultimi 100 km sono i più difficili, arrivateci freschi e lucidi…”.
Effettivamente la strada ha molto dislivello, con salite brevi ma molto ripide e man mano che ci si avvicina a Istanbul il traffico si intensifica…e qui il traffico è un qualcosa di impressionante!
Passiamo in paesini carichi di un’atmosfera “particolare”, dove all’imbrunire il richiamo del Muezzin diffuso ad alto volume dagli altoparlanti si fonde con l’ululato dei cani randagi…e vista la situazione io ho un pò di brividi.
La strada scorre lenta ma a Istanbul ci arriviamo di sicuro!

Purtroppo però finiremo in mezzo alla temuta foresta proprio nell’orario peggiore…con il buio delle 22…ma ora siamo noi il branco!
Sì perché sembra che questa fantomatica foresta sia infestata da branchi di cani randagi che, la sera, tendono ad attaccare i ciclisti…e noi quando ci passiamo? LA SERA!
Ci ricompattiamo per affrontare la foresta che inizia quando scompaiono le luci…d’un tratto sparisce il tentacolare traffico e spariscono i lampioni…e ci troviamo nella foresta.
Avanziamo come nella scena finale del film UCCELLI di Hitchcock…avete presente quando i protagonisti avanzano tra gli uccelli con la tensione palpabile del poter essere attaccati da un momento all’altro?
Quelli eravamo noi, o almeno lo ero io che tra tutti ero forse il più timoroso di questi cani, nonostante io adori i cani…ad ogni curva c’erano dai 5 ai 10 cani tutti di ragguardevole stazza che ci abbaiavano, ci studiavano, pronti a scattare al nostro minimo accenno di fuga…e quando ne parte uno di loro partono tutti.
Ma noi siamo saliti impassibili, come se non che ci fossero…non li guardavamo neppure per non illuminarmi con le luci montate sul casco.
Insomma…passiamo indenni la foresta!
Siamo fuori! Nemmeno un attacco!

Mi rilasso…ormai è FATTA!

Arriviamo sul Bosforo…ci separano solo più 10 km di strada lungo la costa.
Facciamo attenzione al traffico e dopo pochi minuti vediamo il mitico ponte che unisce l’Europa all’Asia, che di notte è illuminato da luci che cambiano continuamente colore…ed è uno SPETTACOLO!

Sì perché poche centinaia di metri dopo il ponte sappiamo esserci il tanto atteso ARRIVO della  TRANSCONTINENTAL RACE.

Sembra quasi impossibile ma questa avventura volge al termine alle 23:30 (ora locale) dopo 15 giorni e 22 ore e 33 minuti.
Bellissimo è stato anche trovare tutti i ragazzi dell’organizzazione al traguardo ad attenderci festosi…e naturalmente…fiumi di birra per festeggiare!

Ragazzi che avventura incredibile, un insieme di emozioni devastante…da quelle bellissime di gioia, di meraviglia e di libertá e quelle legate alla paura dell’essere soli nella tempesta, alla solitudine, al terrore del traffico e dei branchi di cani randagi.
Ma tutto questo è la TCR…mai fatto nulla del genere prima…qualcosa di unico.

Il fatto che dei 175 ciclisti al via siamo arrivati circa in 80, meno della metà, vi fa capire la difficoltà della TRANSCONTINENTAL RACE.

Il gruppetto de “gli italiani” festeggiano dopo il traguardo 😉

Questa l’attrezzatura utilizzata:
Bici: SALSA COLOSSAL STEEL
Borse: sottosella, framebag e da manubrio made in Italy by MISS GRAPE DESIGN
Mozzo: dinamo per freni a disco Shutter Precision
Luce: Bush&Muller Lumotec Luxos con uscita USB per caricare i vari device
GPS: GARMIN DAKOTA 20
Action camera: GARMIN VIRB

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Preparativi per la Transcontinental Race

Mancano ormai solamente 10 giorni al via di questa incredibile avventura e i preparativi non sono ancora finiti!

Effettivamente uno degli aspetti più difficili è proprio la preparazione,  ma non tanto quella fisica quanto quella operativa e logistica.

Attraverserò 11 o 12 stati, in base al passaggio o meno in Serbia – ma questo lo deciderò una volta arrivato a Vukovar – ognuno con una propria lingua, alcuni con una propria moneta (vedi la questione balcanica) ed un proprio territorio con annessi e connessi.

Per cui…fai il passaporto, non Fo damentale ma utile, controlla che il bancomat sia valido anche all’estero…ed infatti non lo è  per cui devo farne uno nuovo…fai aumentare il massimale della carta di credito,  non si sa mai.

Poi ci sono tutte le questioni tecniche …monta la ruota dinamo, ma prima ancora…compra la dinamo!

Come al solito mi riduco sempre agli ultimi giorni…

Fai tutti i cablaggi, ora che lo so fare – sia reso grazie a Google – sono già a posto per le prossime volte.

Controlla i copertoni, e naturalmente scopri che l’anteriore è tagliato sulla spalla per cui ordina immediatamente online una coppia di Schwalbe Durano Plus da 28!

Poi una delle operazioni  più lunghe ma utili…mappa tutti gli hotel, i luoghi in cui mangiare e i nrgozi di bici dalle Fiandre a Istanbul…ci sto passando le serate!

Controlla le strade sulla traccia per evitare troppe sorprese inaspettate tipo sterrati sperduti nei monti bosniaci e autostrade.

Fai la lista di tutto ciò che è da portare nelle borse a seguito.

Pensa a come imballato la bici una volta arrivato a Istanbul se mai dovessi arrivarci 😉

Fai una scheda telefonica per poter telefonare e navigare all’estero…e qui nasce la “questione balcanica”.

Telefonare e navigare in questa zona composta da Bosnia, Montenegro Albania e Macedonia sembra sia davvero complicato e soprattutto costosissimo!

Gli operatori italiani meglio lasciarli stare in questa zona, si rischierebbe di pagare un video da 15 secondi circa 200€ !!!!

Per cui le alternative sono 2…comprare la tessera telefonica in loco,e questo può andare bene per telefonare, oppure utilizzare le reti wifi free presenti in molti hotel che ho mappatura sulla traccia.

Sicuramente ora dimentico qualcosa ma insomma, ci vorrebbero 2 settimane di ferie solamente per i preparativi!!!!

Chissà quante cose dimenticherò e quante altre non utilizzerò neppure…staremo a vedere 😉

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Supporta la mia avventura

Ciao amici, l’avventura della Transcontinental race #3 è veramente dura e impegnativa.

4200 km

40.000 m. D+

11 stati

11 lingue diverse

5 monete differenti

Nessun supporto logistico

Questo significa che oltre all’enorme impegno fisico necessario per portare a termine il viaggio ci vorrà anche un altrettanto grande impegno economico dovuto ai viaggi di andata e ritorno in aereo ed alla “sopravvivenza” per 15 giorni in giro per l’Europa.

Ho trovato qualche piccola azienda locale che mi ha supportato ma ora anche voi, amici miei, potete supportarmi anche solo con 1€ oppure acquistando la fantastica maglietta by BICICLISTA disegnata appositamente per me e i miei supporter al prezzo di 65€…materiale super tecnico elastico e traspirante, zip lunga e tasca posteriore con fascia catarinfrangente.

La maglietta in vendita avrà la scritta CREW, per indicare il vostro far parte del TEAM, di quella squadra che moralmente ha pedalato con me attraverso l’Europa.

Pedalerete con me ed avrete qualcosa di esclusivo!

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Per supportarmi basta cliccare sul pulsante qui sotto e seguire le istruzioni.

Grazie mille amici miei 😉

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FOLLIA 2015: TRANSCONTINENTAL RACE #3

Anche se ormai siamo agli sgocciaoli, presento la mia nuova follia per il 2015…

la TRANSCONTINENTAL RACE #3 – Flanders to Istanbul

Circa 4200 km !!!

Bastano 4 parole per descriverla

UNSUPPORTED

ADVENTURE

BICYCLE RACE

Queste 3 parole incarnano lo spirito di questa impresa…dalle Fiandre a Istanbul senza alcun supporto, 4200 km e solo 4 punti di controllo:

Mont Ventoux (Francia)

Colle Assietta (Italia)

Vukovar (Croazia)

Monte Lovcen (Montenegro)

Non esiste neppure una traccia gps…ti devi cercare la strada da solo e non puoi nemmeno viaggiare in coppia…insomma un’avventura veramente tosta.

Il tutto con partenza a mezzanotte del 25 luglio (le 00:00) da Geraardsbergen sul mitico Muro di Grammond e un arrivo a Istanbul entro il 9 agosto…dico massimo perchè dopo tale data gli organizzatori se ne vanno e ti devi fare un selfie per dimostrare di essere arrivato 😉

Visto il periodo diciamo che farà pure “caldino”.

Vedremo cosa succederà…mi raccomando seguitemi 😉

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