test intense tracer 275

Test INTENSE TRACER 275 C

Ho avuto il piacere in questi giorni di testare l’incredibile

INTENSE TRACER 275 C

tracer 1

La Tracer 275 deve il nome alla dimensione delle sue ruote, da 27,5 pollici, che unite alle generose escursioni di forcella e ammortizzatore, rispettivamente 160 + 160 mm, la rendono una macchina da guerra per le gare di enduro.

La versione utilizzata da me era allestita con il kit pro:

  • telaio carbon
  • guarnitura monocorona da 32T
  • cambio sram X01 10-42
  • forcella Rock shox Pike
  • Ammortizzatore Rock Shox Monarch
  • Copertoni Continental mountain king 2.4

La bici è incredibile e in mano ad un endurista serio, non come me, ha limiti altissimi. Per quanto riguarda l’utilizzo che ne ho fatto io, come una trail bike, insomma zainetto a spalle e via a pedalare per raggiungere le cime delle montagne e buttarsi giù in discesa, questa Intense è molto molto divertente.

In salita arrampica bene, mi sono ritrovato anche a fare un paio di KOM su di una salita non troppo battuta da crosscountristi, ma questo significa che si sale bene nonostante superi di poco i 13 kg di peso totale. L’ammortizzatore Monarch in queste situazioni non ha troppi affondamenti, a meno che non ci si alzi sui pedali…non fatelo, non cambierebbe molto e vi ritrovereste a molleggiare senza andare avanti. Questa bici non è fatta per scattare sui pedali in salita 

intense tracer 275 c

Per quanto riguarda i rapporti io sostengo, ma non sono molti a darmi ragione, che per un uso a 360° come una trail bike il monocorona, soprattutto da 32T, sia esageratamente duro da spingere in salita…un 30T credo sia più che sufficiente per spingere a 38 km/h in pianura e per salire risparmiando un pò di gamba. Con il 32T si superano abbondantemente i 40 km/h in pianura, ma non credo che questo interessi a chi acquista questa bici, penso piuttosto interessi arrivare in cima alle salita con le energie per affrontare al meglio la discesa.

Altro discorso sono le competizioni di enduro dove a volte ci si ritrova a dover pedalare forte con leggere pendenze e qui il 32T diventa importante.

Io personalmente monterei una doppia…ma molti storcerebbero il naso a questa affermazione.

intense tracer 275 c

La pianura è il luogo peggiore per pedalare con la Tracer, soprattutto se equipaggiata con il Monarch. L’ammortizzatore rimane molto aperto e a velocità di crociera si oscilla decisamente e la dispersione delle forze è importante tanto da rendere poco piacevole il trasferimento su asfalto in pianura. Con l’ammortizzatore Cane Creek le cose cambiano decisamente anche in questo frangente.

Ma il bello inizia quando si parte per la discesa. Io che non sono un super manico la apprezzo tantissimo sul veloce, anche scassato, terreno in cui si “mangia” di tutto ed ha una stabilità impressionante…merito dell’angolo forcella molto aperto da 66,5°.

Nel guidato è molto agile e reattiva e si guida in modo molto fluido.

La tenuta in curva è ottima anche se i Continental non mi hanno dato quella sensazione di totale “fiducia” nel disegnare le traiettorie in curva.

intense tracer 275 c

Ottimi come al solito i freni shimano XT che, unitamente ai copertoni di generosa sezione, permettono di arrestarsi in spazi decisamente minimi.

Insomma questa Tracer 275 C è una delle bici da enduro più performanti del mercato, utilizzata in ambito trail è ottima, arrampica bene e scende in modo spettacolare.

Cosa cambierei…per un utilizzo a tutto tondo monterei una doppia, monterei l’ammortizzatore Cane Creek e cambierei i copertoni…il resto è perfetto.

p.s. il reggisella telescopico è INDISPENSABILE!!!

Tutti dovremmo avere 2 MTB…una front o full da 100+100 per pedalare “forte e fare km e dislivello”…e una 160 + 160 per tornare bambini 

tracer 3

test cannondale jekyll 3

Test CANNONDALE JEKYLL 3

TEST SUL CAMPO

CANNONDALE JEKYLL

Mai provato nulla del genere!

CANNONDALE JEKYLL TEST

Queste le prime parole del nostro  Andrea dopo aver avuto il piacere di testare sul campo la bici “overmountain” di casa Cannondale…la Jekyll 3.

Per intenderci si tratta della versione con telaio in alluminio, ruote da 27, 5, forcella Rock Shox Pike.

Queste le altre parole di Andrea:
Appena saliti in sella si sente subito che si tratta di una bici fatta per avere una posizione centrale e abbastanza corta, fatta per guidare la bici in discesa, però, a dispetto di questa posizione tutt’altro che votata alla velocità in pedalata, si rimane stupiti di come si riesca a pedalare bene e veloce già dai primi metri.

Per essere chiari, dove con la bici da xc o granfondo faccio regolarmente i 30 km/h con questa si pedala tranquillamente a 28 km/h…impensabile! Al primo sguardo dato alla bici ho pensato…andrà bene in discesa ma farò fatica ad arrivarci alle discese…invece si è dimostrata l’opposto.

In salita, merito della posizione centrale e dei copertoni molto tassellati, si arrampica bene e soprattutto è bilanciatissima, per cui non si perde una pedalata nemmeno sul ripidissimo. Naturalmente si tratta di una bici da 14 kg, ma sono salito dove altre volte bici più blasonate, in carbonio e con monocorona, mi hanno obbligato a scendere.

Per cui ottima anche in salita.

CANNONDALE JEKYLL

Ma il bello naturalmente arriva quando, arrivati in cima, ci si butta giù in discesa.

L’avevo già capito in alcune “discesine” di avvicinamento che si trattava di qualcosa di “diverso dal solito”…l’ammortizzatore, il famoso fox Dyad RT2, che offre 2 veri ammortizzatori in uno..uno da 95 ed uno da 160.

Quando si utilizza quello da 160mm il carattere della Jekyll cambia totalmente e diventa uno schiacciasassi! Appiattisce qualsiasi cosa, non esistono più radici e pietre, ma esiste solo la linea da seguire per affrontare al meglio le curve.

Le coperture, gli Schwalbe Hans Dampf da 27,5×2.35 hanno un’ottima tenuta sia in curva che in frenata. Mai avuto incertezze nella conduzione di curva ed in frenata, anche nelle discese più ripide, mai bloccato la ruota.

E’ una vera goduria guidare questa JEKYLL

CANNONDALE JEKYLL

Questa la versione provata:

CANNONDALE JEKYLL 3

  • Telaio Alluminio con ammortizzatore Fox Diad 95/160
  • Forcella Rock Shox Pike 160 mm
  • Ruote WTB 27,5
  • Copertoni Schwalbe Hans Dampf 27,5×2.35
  • Freni Magura MT4
  • Peso 14 kg.

 

Venite a provarla voi stessi!

cannondale synapse carbon disc

Test CANNONDALE Synapse carbon disc

Ho potuto provare per qualche centinaio di km l’ultima versionde della Cannondale synapse carbon disc, la bici da endurance della casa americana.

Queste le mie impressioni dopo averla provata in ogni condizione:

In pianura scorre via veloce pedalando in una posizione “comoda”, qualche cm più alti con il manubrio e con un carro posteriore un pò più lungo e con i foderi realizzati apposta per assorbire le asperità del terreno.

Contribuiscono molto alla sensazione di confort i copertoni da 28 mm della Schwalbe.

cannondale synapse carbon disc

Il secondo giorno di test l’ho portata su di una salita che conosco bene, quella che sale al colle della Vaccera a 1500 m. , potendone così studiare le caratteristiche da scalatrice. Naturalmente con i suoi 8,5 kg non la si può paragonare ad altre macchine da salita quali la Cervelo R5 o simili, però devo dire che nonostante io abbia fatto di tutto per farmi venire mal di schiena, cosa che regolarmente mi viene con la mia bici da scalatore, questo non si è fatto sentire. La mia schiena non ha patito alcuno sforzo.

Merito tutto questo del nuovo sistema SAVE PLUS in cui il triangolo posteriore e la forcella “lavorano” permettendo al telaio di flettere e assorbire gli urti unitamente al reggisella di diametro ridotto e all’assenza del collarino che permette una maggiore flessione e relativo assorbimento degli urti sui terreni accidentati.

In salita si sale bene e veloce, reagisce bene ai cambi di ritmo e alle pedalate fuori sella.

Ma forse dove sono rimasto più impressionato da questa Cannondale Synapse Carbon Disc è in discesa, situazione in cui si apprezza molto la facilità di guida e il mantenimento della traiettoria. Inoltre con i copertoni da 28mm e l’assorbimento delle asperità ci si può permettere di passare anche su tratti con asfalto molto rovinato.

Pensavo di sentire molto la mancanza del perno passante anteriore invece lungo i quasi 20 km di discesa non ho notato flessioni della forcella nemmeno nelle frenate più secche e impegnative.
I freni 105 si sono affaticati solamente nell’ultimo tratto della discesa quando, rallentato da alcune auto ho dovuto tenere più a lungo le dita sui freni.

cannondale synapse carbon disc

Il terzo giorno è stata la volta del Colle del Crò per testarla su percorso gravel.
Sgonfiato un pò i copertoni l’ho provata sul lungo tratto sterrato che da Pramartino porta al Crò.
Pensavo patisse di più gli sterrati invece si è comportata molto bene, si pedala bene anche sullo sconnesso, sempre ricordando che si tratta di una bici da corsa naturalmente, e in discesa scorre via veloce.
Con il 34×32 e gli 8,5 kg si sale bene anche sul ripido.

cannondale synapse carbon disc

cannondale synapse carbon disc

Nella discesa finale giù dal Crò, discesa asfaltata e lunga, con tratti oltre il 20% di pendenza, sono arrivato a far fischiare i freni. ..che comunque nel complesso hanno retto il grosso sforzo.
Come detto più sopra la discesa è una delle situazioni in cui apprezzo di più questa Synapse…si guida veramente bene! Mai nervosa segue bene la traiettoria impostata.
Per cui…il gravel non la spaventa
P.s. in discesa sto abbassando tutti i miei migliori tempi!

Quella testata è la versione base…non oso immaginare cosa possa essere una Hi-Mod con cerchi in carbonio e gruppo sram Red! Sarebbe una bomba comoda comoda!

Senza tralasciare che esteticamente è B E L L I S S I M A  !!!

La bici test – Synapse Carbon Disc 105 –  è così equipaggiata:

Telaio Synapse Carbon

Ruote Maddux 2.0 disc

Gruppo Shimano 105

Guarnitura Compact 50×34

Pacco pignoni 11 speed 11×32

Freni a disco idraulici Shimano 105

Coperoni Schwalbe Lugano 700×28 mm

synapse 2

cannondale synapse carbon disc

20k ultratrail

20K ULTRATRAIL

09 luglio 2016

Il 20K è un’avventura incredibile!

Il 20K è uno dei trail in MTB più duri e difficili al mondo con i suoi oltre 700 km di lunghezza e più di 20.000 m di dislivello

Il 20K è forse il più “alto” trail europeo le cui strade sono spesso oltre i 2500 m di altitudine.

20K ULTRATRAIL

Un’epica cavalcata in sella alla propria MTB in totale autonomia, attraverso il magnifico territorio che delle Alpi Italiane e francesi porterà gli avventurosi biker fino al mare mediterraneo.

Questi i punti principali di questa incredibile avventura:

One stage – un’unica tappa.

No support – nessun supporto. I partecipanti potranno usare solo ciò che hanno portato con se oppure ciò che possono trovare per strada.

Clock nerver stop – il cronometro non si ferma mai. Parte a Pinerolo, ai piedi delle Alpi, e si ferma sulle spiagge di Ventimiglia.

Live Tracking – come nei migliori trail al mondo quali Great Divide, Transcontinental Race, Colorado trail e altri, i partecipanti saranno costantemente tracciati e e la loro posizione potrà essere controllata i tempo reale online, in modo da poter vedere dove si trovano i biker in qualsiasi momento e lo stesso potranno fare loro con i propri smartphone.

Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso… (cit.)

20K ULTRATRAIL

L’avventura partirà il 09 luglio 2016 da Pinerolo (TO), ai piedi delle Alpi, cittadina famosa per gli arrivi di varie edizioni del Tour de France e del Giro d’Italia e terminerà sul mare di Ventimiglia vicino a quel confine francese che più volte verrà attraversato dagli impavidi rider durante questo trail.

Verranno attraversati paesaggi indescrivibili ed emozionanti, a partire dai boschi nella parte iniziale per proseguire sulle strade militari più alte d’Europa, attraversando passi alpini e singletrack fantastici, per poi tuffarsi nello splendido mar ligure. Il 20K è un trail dalla complessa esecuzione.

La logistica, la navigazione e l’autosufficienza saranno resi ancora più difficili dal territorio d’alta montagna in cui per diverse ore si potrà essere completamente soli immersi nella natura più selvaggia.

Ma arrivati in fondo la fatica lascerà il posto alla soddisfazione e all’orgoglio di poter dire “…ce l’ho fatta! Sono arrivato in fondo al 20K!”

Non scopri quanto sei forte,

fin quando essere forte

non diventa l’unica soluzione

20K ULTRATRAIL